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VII Congresso, l’odg di solidarietà e sostegno alle donne in lotta per i diritti

Durante i lavori del VII Congresso della Fillea Cgil di Roma e Lazio, del 18 e 19 gennaio 2023, abbiamo avuto la testimonianza dell’attivista iraniana Parisa Nazari sulla violenta repressione da parte regime Teheran. Di seguito l’Ordine del Giorno approvato all’unanimità.

Solidarietà e sostegno alle donne iraniane, afghane, curde e a tutte le donne e gli uomini che lottano per difendere i loro diritti.

«Si condanna da sé uno Stato che uccide i propri figli». Sono le parole del nostro amato Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che pochi giorni fa esprimeva la sua personale indignazione per quanto sta avvenendo sotto il regime di Teheran, ossia la repressione, l’incarcerazione e le esecuzioni dei giovani che guidano le proteste originate dopo la morte della ventitreenne Mahsa Amini, arrestata e poi uccisa perché non indossava correttamente il velo. Una scia di sangue a cui il Colle chiede di «porre immediatamente fine», ribadendo la «ferma condanna» dell’Italia.

In questi ultimi mesi stiamo assistendo a ripetuti, brutali, tentativi di soffocare le voci delle donne e dei giovani che manifestano pacificamente per chiedere libertà e spazi di partecipazione in Iran. Sono quasi 20mila gli arresti e più di 500 i morti negli scontri di piazza, oltre cento le condanne capitali dopo processi lampo e iniqui; molte altre persone, tra cui tre minorenni, rischiano l’esecuzione, considerate le migliaia di rinvii a giudizio disposti finora e le violenze sessuali sono quasi sistematiche contro le manifestanti arrestate. Il timore di imminenti esecuzioni è accresciuto dalle richieste da parte del parlamento e di altre istituzioni iraniane di avere processi rapidi ed esecuzioni pubbliche.

“Zhen, Zhian, Azadi!”, “Donna, vita, libertà” è diventato ormai il grido di rivolta che risuona in tutte le piazze dell’Iran e del mondo intero. Donne, giovani, uomini, di tutta la società: studenti, lavoratori di vari settori, atleti e artisti, scrittori e giornalisti, chiedono a gran voce e con incredibile coraggio il cambiamento.

Nel vicino Afghanistan, i talebani hanno imposto alle donne e alle ragazze, il divieto di lavorare, accedere all’istruzione, fare sport e frequentare luoghi pubblici. Le donne che protestano pacificamente contro queste norme oppressive vengono minacciate, arrestate, imprigionate, torturate e sottoposte a sparizioni forzate.

Il congresso della Fillea Cgil Roma e Lazio vuole raccogliere il grido di aiuto e di allarme delle donne iraniane, afghane e curde; una virtuosa relazione tra generi è la base della costruzione di un nuovo mondo, che non si rassegna alla ferocia e al fanatismo e che si fonda sul rispetto e sulla libertà e che oggi vede l’assordante silenzio del mondo occidentale.

In questo spirito, Fillea CGIL Roma e Lazio si unisce a tutte le forze della Società Civile, politiche e sindacali, che auspicano la fine di questa repressione culturale e politica che spazza via ogni dignità umana e rappresenta un arretramento per tutta la civiltà. Libertà di espressione, uguaglianza tra i sessi vanno difesi e condivisi per tutti i popoli e a tutte le latitudini, soprattutto di fronte a recrudescenze oscurantiste che si registrano in modo drammatico in troppi paesi.

Chiediamo la cessazione immediata dell’oppressione e una moratoria della pena di morte. Il regime teocratico iperconservatore iraniano deve porre fine a leggi e pratiche discriminatorie contro donne e ragazze, per il pieno rispetto dei diritti e delle libertà di tutto il popolo iraniano, per l’inclusione e l’uguaglianza, per un futuro migliore e più giusto. Le donne e le ragazze devono potersi sentire libere e sicure in pubblico senza timore di violenze o molestie. Vivere in sicurezza ed essere in grado di partecipare alla vita pubblica su un piano di parità con gli uomini. I giovani devono sapere che possono esprimere pacificamente le loro opinioni senza timore di essere arrestati e incarcerati.

Chiediamo che le autorità iraniane abroghino rapidamente le leggi che impongono a donne e ragazze l’obbligo di indossare il velo, aboliscano la polizia “morale” e pongano fine alla discriminazione sistematica contro le donne in tutti gli ambiti della vita. Tutti noi riconosciamo l’importanza del movimento femminista iraniano che lotta per il miglioramento della condizione della donna, ma che in generale si batte per la fine della dittatura islamica in Iran e che chiede fortemente uno Stato laico anziché una teocrazia violenta e reazionaria.  

E’ necessario un ulteriore e continuo intervento autorevole e fermo della comunità internazionale che coinvolga anche l’ONU. 

Il nostro Congresso si impegna a non far calare nel silenzio quanto sta avvenendo, facendosi parte attiva in tutte le iniziative a sostegno; lotteremo al fianco della diaspora iraniana e con i sindacati iraniani liberi, autonomi e indipendenti, fin quando le richieste di chi scende in piazza, rischiando la vita, non saranno ascoltate.

Difendere le donne iraniane, afghane e curde, significa difendere chi resiste ogni giorno, in Medio Oriente e in ogni parte del mondo, contro la violenza e le atrocità del fondamentalismo; difendere il loro esempio di forza, libertà e speranza, significa difendere tutti e tutte noi, significa difendere la speranza di un mondo migliore, significa difendere la libertà.

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